Il laboratorio è incentrato sul rapporto esclusivo che si instaura fra operatore e bambini durante l’atto del raccontare. Il bambino pone molte meno barriere fra se stesso e il mondo immaginario rispetto ad un adulto. Ecco perché chi racconta deve essere consapevole del proprio ruolo organico al racconto stesso e acquisire i mezzi necessari per essere credibile, per accettare le obiezioni impreviste e gli spiazzamenti derivanti dagli interventi dei bambini ma, soprattutto, per evitare di tradire inconsapevolmente la fiducia del bambino. L’ultimo punto è il più delicato e al tempo stesso quello in cui più spesso commettiamo errori inconsapevoli. Un esempio? Quanti di noi hanno un controllo del corpo tale da essere credibili quando interpretiamo un animale?
Il workshop si concentrerà su tre aspetti fondamentali della comunicazione.
– RELAZIONE – Comunicare significa mettere in atto una relazione con l’ascoltatore. Come in tutte le relazioni, ci si mette in gioco con i nostri sentimenti e con quelli di chi ci ascolta. Quando si racconta una favola ai bambini dobbiamo sempre ricordarci che prima del lupo il bambino percepisce noi.
– RACCONTO – Le nostre parole sono melodia, suono, immagini. Nella relazione che instauriamo dobbiamo essere consapevoli degli strumenti che stiamo utilizzando. La voce è uno strumento complesso, che può suonare “colori” emotivi variegati.
– INTERPRETAZIONE – Il nostro corpo parla prima delle parole. Cosa stiamo dicendo? Cosa dice il nostro corpo? Siamo sicuri che vadano nella stessa direzione? Interpretare il racconto significa vestire i panni dell’attore che dà vita fisicamente alle parole.
Al termine del corso verrà rilasciato attestato di partecipazione e materiale didattico.
Apri IscrivitiL’identificazione precoce dei segnali di allarme, dei segni e sintomi relativi alla disprassia gettano la base per un intervento precoce, preciso ed efficace fin dalla scuola dell’infanzia. Ma una diagnosi di disprassia in età prescolare può essere predittivo di una disgrafia durante la Scuola Elementare?
I principali sistemi di classificazione e diagnosi dei disturbi del neurosviluppo, tra cui il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – Edizione IV TR (DSM IV-TR), per molto tempo hanno inquadrato all’interno della classe dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento scolastico la Disgrafia. Essa è, per definizione, un disturbo dell’apprendimento e dell’automatizzazione della grafia, che si manifesta con una difficoltà nell’abilità motoria della scrittura.
All’interno dell’ultima edizione del DSM-5, tuttavia, la diagnosi e il termine di disgrafia hanno subito un’importante trasformazione. Non vi è loro traccia, infatti, all’interno dei Disturbi dell’Apprendimento scolastico, se non in un breve cenno alla possibilità che i bambini con DSA possano presentare una “perdita di espressione scritta”, intesa anche in termini di qualità motoria della grafia.
Troviamo invece il termine di disgrafia tra i segni e le caratteristiche del Disturbo di Sviluppo della Coordinazione Motoria, le cui implicazioni sensoriali, di coordinazione oculo-manuale e oculo-motoria globale, di motricità fine, di postura, delle funzioni esecutive, trovano nell’approccio terapeutico integrato del TNPEE e nell’intervento neuropsicomotorio centrato su interazione tra funzioni e strutture corporee, specifico per fasce di età e per singoli
stadi di sviluppo, una risposta coerente con la complessità del disturbo.
Spesso, ci troviamo di fronte a bambini con DISGRAFIA e/o DISPRASSIA che manifestano diverse comorbidità tra cui Disturbi d’ansia, Disturbi del comportamento, Disturbi dell’umore, ADHD (Deficit dell’attenzione e iperattività), Disturbi di carattere somatico. Il bambino può anche dimostrare ridotto interesse e motivazione nello studio o nella vita quotidiana, scarsa autostima, difficoltà nel ragionamento logico…generando un circolo vizioso di potenziamento reciproco.
Il corso si prefigge lo scopo di formare gli operatori rispetto alle varie aree di interesse relative all’individuazione dei segni e sintomi precoci della disprassia, analizzandola in ottica evolutiva come un continuum verso la disgrafia. Si getteranno le basi teoriche per individuare e valutare i due disturbi e attraverso attività pratiche a anche esperienziali si forniranno spunti educativo/terapeutici per supportare lo sviluppo del bambino, la sfera emotiva e le abilità prassiche e grafomotorie.
Al termine del corso verrà rilasciato attestato di partecipazione e materiale didattico.
Apri IscrivitiPunto, retta, piano. Angolo acuto e angolo ottuso. Concavità e convessità. Traslazione, rotazione, simmetria. E se tutto questo si potesse apprendere con leggerezza danzando?
Si tratta di concetti di base il cui apprendimento è necessario non solo per la carriera scolastica, ma anche per orientarsi nel mondo e per risolvere problemi della quotidianità in modo efficace. Il bambino fa esperienza dello spazio e delle sue strutture sin dalla nascita, ma il passaggio dal piano corporeo intuitivo a quello rappresentativo esplicito non è sempre così facile o immediato. Tornare al corpo vissuto può favorire le connessioni fra percezione, movimento e pensiero. Le emozioni piacevoli del gioco possono predisporre all’apprendimento e la creatività può aprire percorsi nuovi e originali per l’acquisizione di conoscenze.
Attraverso proposte basate su metodi e tecniche della danzamovimentoterapia in questo corso giocheremo a scoprire la geometria che c’è nel corpo e a cui il corpo può dare forma nello spazio attivando possibilità di movimento talvolta sorprendenti. Musica e immagini saranno di stimolo all’esperienza creativa.
Alle esperienze pratiche faranno seguito riflessioni condivise, considerazioni teoriche e spunti per la pratica professionale.
La danzamovimentoterapia è una disciplina che promuove il benessere e l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relazionale della persona utilizzando il linguaggio del movimento corporeo e della danza e le risorse del processo creativo. Nata in ambito terapeutico, essa offre validi strumenti anche nel campo della formazione e dell’educazione con persone di ogni età e con qualsiasi livello di abilità.
Come la psicomotricità, anche la danzamovimentoterapia pone il corpo relazionale al centro dei processi di apprendimento utilizzando strumenti affini ma diversi, ragione per cui dialogando possono arricchirsi a vicenda.
Al termine del corso verrà rilasciato attestato di partecipazione e materiale didattico.
Apri IscrivitiIl tema del periodo primale è oggi molto conosciuto, soprattutto per quanto riguarda l’esperienza della mamma, ma ancora poco ci si occupa del vissuto del bambino nell’utero e nel primo periodo della vita.
Eppure, su quelle primissime esperienze si plasmano le modalità relazionali che ci accompagneranno per tutta la nostra esistenza, senza che ne abbiamo consapevolezza.
Nel corso, ci occuperemo di cominciare a conoscere le tappe più importanti dello sviluppo del feto e del neonato, esploreremo il tema dei traumi di nascita e porremo particolare attenzione su come la modalità in cui si nasce lasci tracce indelebili nello sviluppo di bambini e adulti.
Parte dell’incontro verrà anche dedicata alle risonanze di nascita che la pandemia sta attivando nei piccoli, riportando alla luce vissuti che molto spesso “i grandi” non riescono a contenere, perché anch’essi inconsapevoli delle proprie risonanze, ma che, come psicomotricisti, siamo chiamati ad incontrare e ad accogliere quando lavoriamo con i bimbi.
Si alterneranno insegnamenti teorici, suggestioni narrative e piccoli momenti esperienziali in un viaggio all’indietro nel tempo, nella nostra storia di esseri umani, perché… “Anche tu sei nato e così come sei nato, così sei nel mondo”.
Al termine del corso verrà rilasciato attestato di partecipazione e materiale didattico.
Apri IscrivitiLa traccia grafica del bambino è densa di indicatori utili all’osservazione. L’occupazione dello spazio grafico, la forza di incisione, il ritmo, la dimensione, l’inclinazione. Queste informazioni, sempre a disposizione dello psicomotricista, diventano quindi strumento per osservare la crescita emotiva e intellettiva del bambino, espressione della sua individualità e dei suoi momenti di difficoltà evolutivi; ma anche strumento privilegiato per il grido dei propri bisogni più intimi.
Le stesse caratteristiche primarie possono essere osservate nella traccia grafica dello psicomotricista, che si è evoluta in scrittura. L’individuazione di alcune caratteristiche temperamentali della propria scrittura e della propria gestualità primaria, può aiutare lo psicomotricista a riconoscersi meglio in alcune modalità relazionali e cognitive, nella relazione con il bambino.
Apri IscrivitiContattaci per informazioni: formazione@picomotricita.it
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