Formarsi, per fermarsi e per fermare i pensieri


Dopo un weekend di formazione corporea quello che mi resta di solito è una nuvola di sensazioni, un agglomerato di pensieri, un grumo di emozioni condensate che ci vuole tempo per separare e guardare da più distante.

Rimangono voci, sguardi, sorrisi, pianti, complicità e momenti sospesi. Sedimentano vissuti corporei che lasciano tracce profonde e, nei mesi, fanno fiorire come in una serra una moltitudine di spunti vitali, una miriade di nuove prospettive dalle quali guardare i bambini e la mia relazione con loro.

Formarsi, per me, significa prima di tutto fermarmi. Fermarmi per potermi guardare da fuori e da dentro, per essere guardato dagli altri e riconoscermi un po’ di più, per sentirmi e sentire con gli altri come, attraverso il corpo, le emozioni e le sensazioni si fanno pensieri. Pensieri che proviamo poi a mettere insieme, a fermare nella nostra mente per costruire “ponti di contatto”. Per passare dalle emozioni al pensiero e al linguaggio, proprio come fanno i bimbi e le bimbe nei percorsi di Pratica Psicomotoria.

Da un’esperienza particolare di questa formazione è nata anche una filastrocca… eccola qua!

ORA SONO COME SONO

Ora sono come sono
tante cose, belle e brutte
ma mi riconosco in tutte.

Sguardo fiero, petto in fuori
occhi dolci e in mano fiori.
Una furia se mi accendo
ma il cerino io lo tengo.

Ho imparato che se voglio
posso essere un trifoglio
che di foglie ne ha solo tre
Io, Tu e Me.

Fabio Porporato

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